Capire il formato M4/3: T e IS

a cura di Ugo Baldassarre

Continuiamo, con questo nuovo articolo, ad esplorare le caratteristiche uniche del sistema M4/3 per comprendere e poter sfruttare al massimo il potenziale della nostra attrezzatura, sfatando alcune credenze e evitando di cadere in ingannevoli confronti rispetto ad altri formati, spesso condotti a partire da punti di vista inesatti. Comprendere appieno quel che si ha tra le mani è il modo migliore per valorizzare al massimo l’investimento fatto nella propria attrezzatura.

Come abbiamo avuto modo di mostrare (leggi qui) il formato M4/3 possiede, per propria natura, un vantaggio molto interessante per quanto riguarda i valori di esposizione rispetto a formati maggiori mantenendo una ottima qualità di immagine, risoluzione e qualità generale.
Questo, se così si può dire, è un vantaggio intrinseco nel sistema, poiché conseguenza diretta di un rapporto di equivalenza che si genera in base alla differenza di dimensioni delle diagonali dell’area sensibile.

Tuttavia, non è da sottovalutare neanche un’ altro elemento: il tempo di scatto (T), che costituisce il terzo elemento fondamentale nella terna dell’esposizione. Questi risulta avere, nel sistema fotografico Micro4/3, un notevole bonus rispetto ad altri formati, grazie all’ausilio di una efficacissima stabilizzazione meccanica.
Contrariamente al vantaggio in termini di f/stop portato dal fattore crop 2x, la compensazione in termini di valori di Tempo di scatto (che da qui in avanti indicherò come T value ) è legata all’efficenza dello stabilizzatore presente nel corpo macchina o nell’obiettivo: non è quindi un vantaggio “nativo” del formato, bensì acquisito.
E’ tuttavia corretto ritenerlo come un plus del sistema perchè è stata proprio Olympus, ai tempi dell’introduzione della prima OM-D, a mostrare al mondo la potenza e l’efficacia dell’ IBIS 5 AXIS (ove IBIS sta per In Body Image Stabilization) tecnologia di cui ancora oggi mantiene il primato e l’eccellenza.
Le dimensioni del formato Micro4/3, infatti, agevolano notevolmente l’implementazione e il continuo miglioramento epotenziamento di questa tecnologia, presente anche nei corpi macchina più piccoli, rendendola di fatto una caratteristica ormai acquisita del formato.

 

Tuttavia per quanto riguarda la presenza della tecnologia di stabilizzazione a 5 assi sul sensore c’è da fare una precisazione, differenziando i vari prodotti in commercio.
Le macchine fotografiche Olympus serie OM-D, attualmente in commercio, adottano tutte la stabilizzazione meccanica sul sensore ti tipo 5 assi; della serie PEN sia la PEN-F che la recente E-P7 godono della medesima tecnologia, lasciando solo alla serie EP-L il la presenza di una stabilizzazione meno evoluta (ma pur sempre efficiente, si parla di 3,5 stop di recupero); nel mondo Panasonic Lumix l’introduzione di questa tecnologia è stata successiva, poiché per diversi anni, si era puntato unicamente sulla stabilizzazione nelle lenti (Mega OIS); solo dalla Lumix GX7 in poi è comparsa questa caratteristica nei corpi macchina, evolvendosi fino ai modelli attuali: sebbene con qualche differenza di funzionamento a livello progettuale, possiamo affermare che quasi tutte le fotocamere Micro4/3 (a parte qualche raro caso come la recente Vlog camera Lumix G10) godono di una ottima stabilizzazione meccanica (si consiglia comunque di fare riferimento al manuale e alle caratteristiche tecniche ufficiali del produttore per informazioni più dettagliate).

Che cosa comporta avere quindi questa funzionalità? Che vantaggi pratici porta nell’utilizzo?

Mettiamo subito in chiaro una cosa: lo stabilizzatore NON risolve tutti i problemi dovuti al movimento e quindi non debella il mosso nei nostri scatti: è infatti efficace solo in determinate situazioni.

Nelle Grotte di Castellana (BA) non è possibile fermarsi a fotografare piazzando treppiedi etc. ho ottenuto ottimi scatti a mano libera grazie alla eccellente stabilizzazione a mano libera – Ugo B.
Uno scorcio in notturna di Matera, eseguito agevolmente a mano libera con l’ausilio del 5 axis Olympus – Ugo B.

Il mosso in una fotografia può essere di due tipi: dovuto al movimento del nostro soggetto o dovuto al movimento della nostra fotocamera (o, nel peggiore dei casi, un mix dei due).

Se le nostre fotografie risultano mosse per colpa del movimento del nostro soggetto (traiettoria, velocità, spostamenti improvvisi) NON è un problema che possiamo risolvere con lo stabilizzatore: è necessario utilizzare tempi di scatto più rapidi per fermare il movimento. In questo caso è solo la velocità di otturazione che porterà dei vantaggi in termini di fermo-immagine, non l’annullamento di vibrazioni in fase di scatto.
Atleti in movimento, veicoli in corsa, animali che si muovono rapidamente vanno affrontati quindi nella maniera classica, cercando il tempo di scatto adatto a fermare il movimento ed esponendo il la scena di conseguenza, sfruttando al meglio valori ISO e di diaframma a disposizione.

 

Tutti i casi in cui invece il mosso è dovuto a movimenti involontari della nostra fotocamera o nei casi in è necessario/vogliamo avere solo qualche elemento mosso nella nostra scena (paesaggio o situazioni con soggetti statici o quasi, situazioni in scarsa luce, lunghe esposizioni a mano libera in serale) vengono egregiamente compensati e risolti dall’uso dello stabilizzatore che permette di allungare i tempi di esposizione di diversi stop e che quindi risulta aggiungere un ulteriore vantaggio in termini di gestione dell’esposizione. Realizzare panorami, paesaggi, foto di interni a mano libera, superando il noto concetto di tempo di sicurezza, e permettendo tempi di scatto irrealizzabili  altrimenti a mano libera è un vantaggio notevole ,da non sottovalutare, perchè si riduce quasi a zero l’uso del cavalletto o del monopiede ottimizzando ulteriormente pesi e ingombri.
Scattare con un tempo  di 1/15sec li dove servirebbe 1/100 sec, inoltre, comporta un notevole “guadagno” di luce, permettendo di ottimizzare ulteriormente l’uso dei parametri di scatto a favore di una migliore qualità generale.
In alcune condizioni ideali, utilizzando il top della tecnologia Olympus come ad esempio l’uso combinato di OM-D E-M1 markIII e M.Zuiko 12-100 f/4 PRO IS si raggiungo tempi di scatto a mano libera di oltre 2secondi ottenendo foto nitide!

Schema di funzionamento del Dual IS Olympus che somma IBIS e IS nelle lenti compatibili
Classica situazione in cui lo stabilizzatore permette di ottenere foto nitide e ottimizzare l’esposizione senza eccedere con gli ISO

Se torniamo a prendere in esame il test di confronto di Dpreview, che viene realizzato utilizzando cavalletti e tempi di scatto medio medio-lunghi e ci riportiamo invece in una situazione reale di scatto a mano libera con un soggetto statico possiamo affermare che il vantaggio, già espresso precedentemente in termini di F/stop, aumenta ulteriormente grazie all’aiuto dello stabilizzatore che permette di recuperare ulteriormente ISO/stop in determinate situazioni. Per farla breve, anche in questo caso. il sistema Micro4/3 dà il meglio di sè proprio all’atto pratico, nell’uso reale e non di laboratori: fare fotografie ovunque, a chiunque e in qualsiasi situazione, comodamente.

C’è inoltre un altro grosso vantaggio nell’implementazione così raffinata di questa tecnologia. La stabilizzazione meccanica sul sensore infatti, unitamente alla visione attraverso EVF, è una vera manna dal cielo per tenere ferma l’inquadratura, soprattutto usando a mano libera focali lunghe e lunghissime:  riuscire ad inquadrare o semplicemente solo osservare una scena con una focale dai 400mm in su può risultare complesso per via del sempre più ristretto angolo visivo; anche in questo caso lo stabilizzatore integrato e gli eccellenti mirini elettronici (EVF) permettono di realizzare scatti più precisi e ben composti rispetto a sistemi tradizionali che necessitano di ulteriori aiuti e supporti in questo tipo di situazioni (provate a scattare con un 600mm o superiore a mano libera senza stabilizzazione e già solo tenere ferma l’inquadratura sarà un problema).

Ovviamente quanto detto riguarda il solo lato fotografico della faccenda: nel comparto video l’efficenza della stabilizzazione espressa dalle fotocamere Micro4/3 è talmente alta da permettere riprese fluide a mano libera in assenza di stabilizzatori esterni: ovviamente una stabilizzazione a 5 assi unitamente ad una ripresa a mano libera non può sopperire alle funzionalità di Tilt, Pov etc fornite da un sistema di stabilizzazione come un gimbal, nè raggiungere la stessa complessità di movimenti di camera, ma è comunque un notevole supporto/aiuto per ottime riprese in completa libertà.

L’efficientissima stabilizzazione meccanica presente in quasi tutte le fotocamere Micro4/3 è di fatto un notevole vantaggio, in termini di risultato finale, per una buona percentuale di situazioni reali e resta in ogni caso un ausilio di non poco conto anche in molte altre situazioni.
Non è la panacea a tutti i problemi del mosso fotografico ma è in grado di scongiurarne una buona percentuale a patto di saper sfruttare questa tecnologia al momento opportuno e con il giusto soggetto/situazione da riprendere.

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