OM System OM-5 – la prova

di Ugo Baldassarre

Della nuova OM-5 ho già parlato in sede di anteprima, ma dopo diversi contatti e un po’ di uso sul campo penso sia doveroso esprimere una opinione più approfondita su questo nuovo prodotto.

Se siete tra coloro che non i sono lasciati ingannare dalle apparenze vi starete probabilmente già divertendo con la vostra nuova OM-5; se invece siete caduti nel dubbio che questa nuova fotocamera sia identica alla precedente (ad eccezione del nuovo logo) allora potreste cambiare idea.


Poichè ne ho già parlato, per quanto riguarda le caratteristiche vi rimando al mio precedente articolo che trovate qui. In questa sede mi voglio soffermare proprio sull’esperienza d’uso della nuova fotocamera marchiata OM System.

Chi come me proviene da una qualsiasi precedente macchina Olympus si sentirà subito a casa: il menu della OM-5 è rimasto il classico della serie OM-D ed è identico a quello della serie E-M1 II/III: nessun problema di adattamento quindi.

Questa considerazione dovrebbe far comprendere subito che, pur sembrando quindi una macchina di fascia semi-pro, la OM-5 contiene tutte le impostazioni avanzate delle ammiraglie tra cui la possibilità di creare Target AF personalizzati, utilizzare il My Menu (che permette di richiamare velocemente le funzioni più utilizzate associandole ad un menu rapido) e tanti altri settaggi avanzati. E’ una macchina molto completa e che necessita di un po’ di studio e pratica delle varie opzioni disponibili. Trovarsi subito a proprio agio con il menu è quindi un bel vantaggio.

Il My Menu (immagine dal web, solo indicativa

Il fatto che OM System abbia deciso di miniaturizzare la E-M1 Mark 3 in questa nuova veste dovrebbe fornire una indicazione abbastanza chiara del tipo di prestazioni che la OM-5 è in grado di dare (per alcuni aspetti è infatti superiore anche alla E-M1X). Nell’uso quotidiano di street, reportage urbano e un generico uso turistico vi sembrerà anche eccessivamente dotata ma se le diamo l’occasione giusta saprà stupirci con performance da vera sportiva.

Il Layout dei comandi esterni è semplificato rispetto alla serie superiore: le varie Custom (indicate con C1/2 etc) sono raggruppate tutte sotto la lettera C sulla ghiera delle modalità, al pari delle modalità B per le lunghe esposizioni. L’approccio usato dai progettisti sembra quello di rendere il prodotto meno “impegnativo” e più friendly già al primo sguardo.
La OM-5 è pensata infatti per tutti quegli utenti che vogliono accedere alle ultime tecnologie senza rinunciare ad una fotocamera comoda, discreta e di bell’aspetto, caratteristiche che da sempre sono state il fulcro della produzione Olympus.
Grazie al suo innocuo aspetto, la OM-5 rende il fotografo praticamente invisibile, ed essere presi sottogamba, in tante situazioni, è davvero la carta vincente per portare a casa il risultato perfetto.

La velocità operativa è ottima. La macchina reagisce bene ed è in grado di ottime performance: vedere un corpo così piccolo scattare in modalità ProCapture centinaia di fotogrammi in pochi secondi lascia abbastanza impressionati. Inoltre il feeling di scatto è eccellente: il tasto di scatto lascia premere con decisione e risponde in maniera precisa e gratificante, come una macchina di altri tempi. E’ una sensazione di scatto unica, prerogativa della serie 5 e che nessuna altra macchina OM System a catalogo possiede
I vari algoritmi di tracking e riconoscimento facciale funzionano molto bene e diventano ottimi alleati per il fotografo in quelle situazioni in cui è necessario dedicarsi maggiormente alla scena che allo strumento: non si raggiunge, ovviamente, l’efficenza e la precisione offerta dalla OM-1 ma il sistema di AF continuo e tracking è valido al punto che si può tranquillamente utilizzare la OM-5 per caccia fotografica e fotografia sportiva, con il vantaggio di avere a che fare con pesi e dimensioni irrisori, soprattutto se usata come secondo corpo (ruolo per cui la ritengo perfetta in ambito professionale e per qualsiasi genere fotografico).

Il file generato dal sensore LiveMos da 20mpx (vecchia conoscenza per gli utilizzatori Olympus) unitamente al nuovo processore TruepicIX è sempre di alta qualità, con una ottima resa dei colori e dei dettagli. La sensibilità base è 200-6400 ISO con possibilità di estensione fino a 25600. Il file si lascia ben utilizzare fino a valori medio alti, e resta utilizzabile anche oltre i 3200 soprattutto utilizzando lenti di qualità. A questo proposito non va dimenticato che, grazie al potente stabilizzatore e le caratteristiche intrinseche del formato, la necessità di salire troppo con i valori ISO è assai rara rispetto ad altri formati. (puoi approfondire qui)
Il Jpeg fornito dalla fotocamera come sempre ben bilanciato e si fa apprezzare per la sua qualità cromatica.

Pur non essendo cambiata nella costruzione e nei materiali, la OM-5 trasmette una sensazione di robustezza e solidità ottimi: il corpo in policarbonato non fa rimpiangere quello in metallo della prime versioni, anzi, permette al body di pesare solo una manciata di grammi. La scocca è stata inoltre rinforzata per evitare rotture vicino alla filettatura del cavalletto (alcuni utenti della E-M5 III avevano lamentato questa problematica che evidentemente è stata presa in considerazione dai progettisti). Disponibile in due colorazioni, la OM-5 si adatta anche al nostro stile fotografico dal punto di vista estetico,: la versione black sembra più “pro” ed elegante; quella silver invece strizza l’occhio al vintage e ad uno approccio meno serioso.

Come sempre la parola d’ordine è “libertà di azione” e anche la OM-5 fa di tutto per rendere il treppiede è un accessorio superfluo: a parte esposizioni lunghe o altre particolari situazioni, è possibile scattare con estrema disinvoltura e mano libera, in condizioni davvero difficili. Il filtro ND (live ND) e lo scatto HI Res a mano libera vanno considerati proprio in questa prospettiva ed aumentano tantissimo la varietà nell’uso sul campo, rendendo la OM-5 davvero divertente da usare e non solo uno strumento di imaging altamente affidabile.

Nell’uso pratico ho apprezzato moltissimo le dimensioni compatte del kit con il 12-45 pro e il 40-150pro f/4 che mi hanno permesso di catturare vari tipi di fotografie muovendomi con estrema comodità. E’ ovviamente possibile montare anche lenti più importanti dal punto di vista delle dimensioni e in questo caso si può fare affidamento sull’impugnatura opzionale ECG-5 che ne aumenta la presa e rende la presa più comoda grazie al miglior bilanciamento dei pesi.
Grazie alle sue caratteristiche fisiche e tecnologiche, la OM-5 spinge a provare, sperimentare, e fotografare in maniera quasi istintiva: è uno strumento creativo davvero interessante prima ancora che un hardware di ottima qualità.

Una differenza abbastanza marcata rispetto alla E-M1 III è data diversa batteria utilizzata. La OM-5 utilizza infatti la BLS-50 (la storica delle Olympus Micro4/3, sul mercato dalla commercializzazione dell prime PEN). L’accumulatore, sebbene di capacità inferiore a quello dell’ammiraglia, è una scelta obbligata per contenere le dimensioni ma è anche un segno di continuità importante e rappresenta un interessante incentivo all’upgrade per chi possiede modelli precedenti e vuole approdare al mondo delle prestazioni professionali senza tradire però alcuni principi fondamentali del formato Micro4/3.

L’autonomia fornita non è paragonabile a quella della sorella maggiore ma l’opzione di ricarica via USB rende la gestione della fotocamera molto semplice: con un paio di batterie ed buon powerbank non ci sono problemi a scattare senza limitazioni.
E’ un peccato che non si possa alimentare la macchina durante l’uso, poiché ne avrebbe giovato sicuramente l’utilizzatore video, considerando che la OM-5 può registrare senza limiti di tempo.

Date le sue prestazioni, nonostante il suo aspetto, consiglio l’utilizzo di memorie performanti in grado di garantire stabilità operativa e velocità nel trasferimento dei dati, soprattutto se si fa uso di modalità avanzate o video ad alta definizione (abbiamo a disposizione un ottimo 4k 30p, non va dimenticato): con le mie Angelbird V60 MK2 da 64GB l’utilizzo è stato privo di qualsiasi intoppo..

La OM-5 si conferma, all’atto pratico, una macchina fotografica davvero ottima. E’ perfetta, direi, per quella stragrande maggioranza di persone che cercano un apparecchio completo, affidabile e versatile: non le manca nulla; vanta caratteristiche di eccellenza nell’uso outdoor ed è posizionata ad un prezzo che la pone in concorrenza con prodotti non altrettanto completi. Confonderla con la precedente E-M5 III solo per l’aspetto esteriore è quindi un errore che non andrebbe fatto.

L’adozione del nuovo menu avrebbe sicuramente semplificato la comprensione del prodotto, soprattutto da parte degli utenti più distratti, ma tutto sommato non mi sento di penalizzare la OM-5 per un aspetto marginale di questo tipo che non inficia né le prestazioni né l’utilizzo del prodotto.
Rispetto ai dati tecnici della E-M1 Mark III si segnala qualche piccola modifica operativa coma ad esempio uno stop in meno nel Live ND, che si ferma a ND16 (contro i 32 della E-M1 III e 64 della OM-1) mentre può vantare una miglior impermeabilizzazione (IP53, come la sorella maggiore).

La OM-5 quindi mi è piaciuta? Sì, mi è decisamente piaciuta! Ma ancora più importante, mi ha divertito, facendomi fare, con semplicità, belle fotografie: E’ una macchina che da piacere nell’uso e queste credo possa essere la miglior aspirazione che qualsiasi fotocamera possa avere.

Il video e l’articolo sono stati realizzati in collaborazione con Studio Fotografico Orlando – Montecchio Emilia RE

 

 

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