Fabrizio Petrangeli

Intervista a Fabrizio Petrangeli

Micro 4/3 Italia è una comunità di fotografi appassionati e anche professionisti. In queste pagine andremo a scoprire, di tanto in tanto, chi sono gli autori più interessanti del gruppo, offrendo loro la possibilità di presentarsi e condividere un po’ della loro storia e delle loro migliori immagini, oppure, approfondire la conoscenza di autori e professionisti già affermati

L’autore di oggi è Fabrizio Petrangeli, che ho conosciuto per puro caso e che ho avuto modo di conoscere meglio attraverso una lunga chiacchierata telefonica che ha fatto da preambolo a questa intervista.
Fabrizio è un professionista della fotografia, lavora e ha lavorato per importanti testate giornalistiche italiane ed è ancora, stabilmente, sul campo. Utilizzatore storico del marchio Canon è ora utilizzatore esclusivo del sistema Micro4/3 con cui, a suo dire, si trova benissimo e senza rimpianti. Ma andiamo con ordine e facciamo le presentazioni.

 

 

Ciao Fabrizio, ti ringrazio moltissimo del tempo che ci stai dedicando. Parlaci di te, di chi sei e di cosa fai.

Ciao a tutti, come già sapete mi chiamo Fabrizio Petrangeli come molti ho cominciato a fotografare per passione, ho lasciato l’università per far diventare questa passione un lavoro, mi occupo prevalentemente di fotogiornalismo in questi anni ho collaborato con diverse agenzie e testate giornalistiche, adesso pubblico prevalentemente nel gruppo Polieditoriale che compre Il Resto del Carlino – La Nazione – Il Giorno, IEG e l’Ufficio Stampa dell’Autodromo di Misano, sono un fotoreporter nato ritrattista di matrimoni che lentamente dalla cronaca è passato allo sport oscillando tra queste due realtà, approfittando appunto dell’Autodromo Santa Monica World Circuit Marco Simoncelli di Misano coltivo per passione anche l’amore per gli sport motoristici.

 

 

 

Ti ho conosciuto attraverso degli scatti sportivi, che mi hanno colpito molto per la loro personalità nella postproduzione. Di cosa altro di occupi, fotograficamente?

Come fotoreporter, che deve offrire il massimo nel minore tempo possibile, negli anni ho imparato a sviluppare una certa flessibilità, passando dai fatti più cruenti (per fortuna sempre meno) di cronaca nera, al gossip, allo sport, alla cronaca rosa, ti trovi nel bel mezzo di una manifestazione tra Polizia e manifestanti e magari la stessa sera devi seguire una sfilata per le selezioni di Miss Italia, oppure immerso tra i fans in un concerto, o dei ritratti in studio o ambientati… In questi anni ho coltivato di più lo sport e in special modo quello motoristico (come dicevo prima) che comprende circa la metà del mio lavoro, dello sport mi piace raccontare l’evento chiunque vinca, non è un caso che non tifi per nessuno, trovo tutti gli atleti fantastici, ovvio poi c’è quello più o meno simpatico o più o meno bravo o spettacolare, coinvolgente caloroso, ma in pista come su un campo di calcio o su quello di basket devi avere occhi su tutto e tutti, perché oltre all’evento c’è tutto il resto, dalla fidanzata con le dita in bocca che si mangia le unghie per la tensione, al padre che tiene le dita incrociate, dal pubblico che corona l’evento con uno striscione ad hok, fino ai fans più sfegatati che si arrabbiano o esultano.
Insomma essere immerso in un evento qualsiasi esso sia, seguirlo, raccontarlo, viverlo ma cercando di essere il più delle volte quasi invisibile, questa è la mia filosofia di lavoro.

 

Quando ci siamo sentiti telefonicamente hai giustamente sottolineato come, ormai, le esigenze commerciali non vanno più di pari passo con quelle professionali. L’impressione è che il mercato si sia “staccato” dal mondo dell’esigenza lavorativa a favore di una cerchia ben più ampia e benestante di fotoamatori.

Diciamo che una volta i professionisti avevano un gran margine dal punto di vista economico, i tempi erano decisamente diversi e facilmente si poteva sostituire dell’attrezzatura, oggi i professionisti sono sicuramente più in difficoltà e chi produce macchine fotografiche se ne è accorto, quindi per ovvi motivi s’investe su chi ha più margine di spesa con una continua innovazione (anche se spesso minima) basta che si venda, chi ne fa le spese spesso sono proprio i professionisti che vedono invecchiare la propria attrezzatura ad una velocità sempre maggiore con ovvie problematiche non solo per l’assistenza ma anche per l’eventuale acquisto.

Ma davvero, al mondo dell’editoria e del professionismo serve tutta questa rincorsa tecnologica? Parlaci di qualche tua esperienza in questo senso.

No, in realtà non serve, ricordiamoci che quando abbiamo iniziato con il digitale le prime Nikon viaggiavano su 2 mega pixel e costavano anche 10 milioni di vecchie lire, la mia prima Canon 1D ne aveva 4, arrivare a 1600 iso era già una conquista galattica, ma abbiamo scattato lo stesso, abbiamo pubblicato lo stesso e nessuno si è mai lamentato per i pochi pixel, per intenderci con un 2000×3000 a 300 dpi nel mondo dell’editoria “si baciano i gomiti” io addirittura invio a 2000×1333 per i quotidiani e non ho mai ricevuto lamentele.
Poi ovviamente dipende da ciò che devi fare e del lavoro che ti commissionano, scattare al massimo sempre, perché hai quella vocina dentro che ti ripete “non si sa mai”… ma ricordiamoci che i settimanali/mensili di adesso non sono più grandi di un foglio A4 e raramente vedi una foto a tutta pagina, se poi vuoi fare una mostra allora a quel punto puoi sfruttare al massimo tutti i tuoi pixel e magari spingerti su degli ingrandimenti, ma quanti lo fanno abitualmente?!

 

 

 

 

Parlaci di come hai conosciuto il mondo Micro4/3. Ricordo che mi hai detto di averlo visto proprio in azione sul campo nelle mani di un vero professionista della MotoGP

Ho conosciuto il mondo Olympus durante una gara del Mondiale Super Bike a Misano, un collega con una camicia con un logo “Dorna” (famosa società spagnola che gestisce la parte commerciale di eventi sportivi come Moto GP e Super Bike) con questi apparecchi in mano circolava in sala stampa e spesso lo vedevo tra le curve dell’autodromo, senza monopiede a mano libera fare scatti e muoversi con grande disinvoltura, così con grande curiosità tra il mio inglese stentato, un po’ di spagnolo e il suo italiano mi ha parlato di questo mondo, all’inizio ascoltavo con una certa diffidenza, io in quel periodo scattavo con una 1Dx e il 400 2.8 con 1.4x per un totale di circa 6kg 1⁄2, più altra macchina con ottiche corte, prendere in mano la OMD EM1 Mark II con il 300 mi sembrava uno scherzo quasi un giocattol

Quel giorno ho sentito scattare qualcosa, così ho scritto a Polyphoto ed esattamente a Paolo Mosconi che si è dimostrato subito disponibile e di grande competenza, ci siamo dati appuntamento a Misano per il World Ducati Week e per due giorni ho provato queste macchine con tutti gli obiettivi, le condizioni erano davvero estreme, un caldo micidiale grande umidità molto riverbero dall’asfalto ma l’autofocus si è dimostrato affidabile e preciso nonostante le condizioni e inevitabilmente è partito il confronto con la mia attrezzatura.
Così fatta una somma di varie cose la bilancia pendeva sul cambio di attrezzatura.

 

Abbandonare un sistema, dopo averci convissuto per anni è traumatico. Quando hai deciso di abbandonare la tua attrezzatura a favore del nuovo, hai ricevuto molto supporto tecnico in questo senso, vero?

Allora: cambiare attrezzatura non è stato facile, ho aspettato l’inverno perché tutto più calmo io lavoro di più con la bella stagione e la pausa invernale mi ha dato tutto il tempo di studiare, non dico che è tutto rose e fiori, senti un po’ di limite alle alte sensibilità, sarebbe da bugiardi non affermarlo, ma la cosa che è cambiata è stato l’approccio con la fotografia che è mutato, ovviamente quando scatti con un 50 1.2 con un micro quattro terzi non è come farlo con una full frame e questo vale nel bene e nel male, cioè con il Micro lavori a sensibilità basse e hai comunque un discreto fuoco, con una full frame devi stare attentissimo perché lo sfocato tra il naso e gli occhi non lo immediatamente.
Paolo è stato sempre presente, nonostante non sia vicinissimo per telefono o attraverso le email ha sempre risolto i miei problemi, anche i dubbi più banali, poi io adoro sperimentare studiare, l’evoluzione di se stessi passa anche dal voler cambiare abitudini per avere nuovi stimoli e non fossilizzarsi.
Per me il futuro è anche il Micro Quattro Terzi perché ancora tutto da sviluppare (almeno questo è ciò che penso).

Vorrei ci parlassi della foto più importante della tua carriera, e di quella più difficile che hai realizzato, e perché.

Marco Simoncelli, gli scatti della chiesa all’interno durante il suo funerale, nonostante ci fosse la stampa di mezzo mondo fu permesso ad un solo fotografo entrare in chiesa durante la funzione e tra i vari colleghi presenti fui io ad avere questa opportunità ci mettemmo d’accordo e i 21 scatti che selezionai, li diedi anche agli altri colleghi così fecero il giro del mondo, fu emozionante e straziante nello stesso tempo, ero tesissimo, avrei avuto l’onere di essere giudicato praticamente da tutti i mie colleghi, imbarazzato messo in un angolo da cui non mi sono mosso, non fu facile, Marco era di Coriano ed era facile incontrarlo tra Riccione e Misano poi era un po’ guascone, burlone, esattamente come lo si vedeva in TV.

 

Come è composto attualmente il tuo corredo di Macchine e lenti? Hai una combinazione particolarmente preferita.

In questo momento ho 2 corpi Olympus OMD EM1 Mark II con il Zuiko 7-14 2.8, Zuiko 12-40 Pro 2.8, Zuiko  40-150 Pro 2.8, Zuiko Pro 300 f/4, Lumix Leica 200 2.8, Zuiko Pro 25 1.2, Zuiko Pro 17 1.2,  Zuiko Pro 45 1.2 , Zuiko 75 1.8, Zuiko 60 Macro 2,8. Zuiko 30 Macro, Zuiko Pro12-100 f/4  e un Fish Eye 7,5 Samyang.
Sto aspettando di provare sul campo la nuova OMD EM 1x e poi valuterò sicuramente l’acquisto, mi attira molto anche il nuovo Lumix  Leica 10-25 f/1,7, chissà…
Adoro lo Zuiko 75 mm, è un ottica fantastica e poi la versatilità dello zoom Professionale Zuiko  12-100 Pro .
Ho anche una vecchia Olympus Stilus One S che uso regolarmente e una Canon G1X Mark II.

Fabrizio, ti ringrazio tantissimo del tempo e delle informazioni che hai voluto condividere con noi.

Vi ringrazio dell’opportunità e sono lieto di questa intervista e altrettanto lieto di aver trovato una comunità così ampia di appassionati.


Petrangeli –  Galleria fotografia realizzata con sistemi fotografici diversi

 

Concludo questa interessante con una considerazione personale [ndUgo]. Fabrizio mi ha mandato veramente una moltitudine di fotografie, scattate nel corso della sua carriera e che sono, ovviamente (dato l’arco di tempo lavorativo), in maggior parte realizzate con altri sistemi, prima del passaggio. Sono stato indeciso fino all’ultimo se condividerle o meno, e alla fine ho deciso di SI, proprio per sottolineare maggiormente la qualità del lavoro di Fabrizio e il fatto che la scelta di un cambio di sistema non è certamente stata fatta a cuor leggero.

[Tutte le foto a corredo dell’articolo sono di proprietà Fabrizio Petrangeli e pubblicate con il permesso dell’autore.]

 

 

 

Contatti

Facebook:  Fabrizio Petrangeli, scriviconlaluce, Boabizio
Instagram:  petrangelifabrizio
Sito internet (ammetto che è da aggiornare):  www.scriviconlaluce.com

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